Anno Accademico 2019-2020

Vol. 64, n° 1, Gennaio - Marzo 2020

Seduta Commemorativa

12 novembre 2019

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Commemorazione del Prof. Augusto Arullani

M. Caricato

Ricordare il Prof. Augusto Arullani è per me un grande onore, e ringrazio gli organizzatori di questa Seduta e il Prof. Pappalardo per aver voluto che lo affiancassi in questo compito.

Nella mia lunga e faticosa maturazione professionale, ho avuto la guida di Augusto Arullani per un periodo relativamente breve: poco più di un quinquennio.

Eppure, rappresenta un caposaldo della mia formazione proprio per quel che il Professor Pappalardo ha indicato come il tratto principale della sua attività, il fatto di essere – come spesso si dice in chirurgia, e molto spesso si fa il contrario – Maestro di vita e di professione.

Questo nel periodo trascorso al Campus dal Prof. Arullani ha lasciato tracce molto concrete e ben riconoscibili.

In occasione della Sua scomparsa, il ricordo di tutti quelli che si sono ritrovati a scriverne o a parlarne ha avuto sentimenti e ricordi comuni: la signorilità, la cortesia, l’autorevolezza senza mai prevaricazione o sopraffazione, la pacatezza sono i termini che si ritrovano nelle parole e negli scritti di tutti quelli che si sono trovati a parlarne.

È stato una pietra miliare del Campus fin dagli esordi: assieme al prof. Denaro fu il primo docente incardinato, il 22 ottobre 1994, nel nuovo Ateneo, istituito il 14 febbraio 1992, direttore dell’Area di Chirurgia Generale che iniziò la sua attività il 19 dicembre 1994.

All’inizio dell’attività accolse con sé un gruppo di giovani eterogenei, ricchi di entusiasmo ma non certo di esperienza: anche i più adulti, nel gruppo di quei sei giovani che nel breve arco di un anno o poco più hanno costituito lo staff della Chirurgia del Campus, erano ben lontani dall’essere un chirurgo maturo. Ci ha messi alla prova, ci ha orientati, ci ha indirizzati, con una visione lucida e concreta, rispettosa delle caratteristiche e delle qualità di ognuno, mettendo ognuno in grado in poco tempo di svolgere un’attività autonoma, di imparare tecniche nuove o consolidate, di trovare soddisfazione nel nostro ruolo. Ed ha costruito, nel rispetto delle qualità e dei limiti, per ognuno un percorso, mettendoci a contatto con le esperienze internazionali più qualificate e più affascinanti, per formarci e per portare al Campus tecniche e terapie innovative.

Così Pierfilippo, prima a Chicago e poi al Gemelli come chirurgo toracico, io e Valter al St. Marks, sulle sue orme, a conoscere la culla della coloproctologia europea, ancora io a Ft. Lauderdale ad imparare dalla scuola della Cleveland Clinic, e ad inaugurare le prime esperienze di “organ preservation” nella cura del tumore rettale, Rossana a Zingonia e Ponte San Pietro ad imparare la più avanzata chirurgia laparoscopica che iniziava ad affermarsi, Vittorio a Firenze per studiare lo screening del tumore mammario. Un’attività dedicata non a sé stesso, ma a costruire una traccia, un percorso per ognuno di noi, incarnando davvero il ruolo del Docente, Maestro, Capo-scuola, per i suoi chirurghi ed anche oltre, incarnando il ruolo del “tutor universitario” anche per colleghi di altre discipline, prefigurando percorsi, come quello della Nutrizione, che si sarebbero sviluppati ed avrebbero portato frutto al di fuori dell’ambito chirurgico.

Aveva molta attenzione agli aspetti scientifici: suo è il primo lavoro clinico pubblicato con l’affiliazione Campus Bio-Medico, sugli Annali Italiani di Chirurgia di Novembre-Dicembre 1995; e furono molte le pubblicazioni scientifiche della sua scuola, a maggior ragione se pensiamo al faticoso inizio dell’attività e alla ridotta numerosità della casistica in quei primi anni di attività del Campus.

Non ha curato solo gli aspetti professionali del suo gruppo: non ci ha fatto mancare le occasioni conviviali, costruite per essere non solo colleghi ma amici: memorabile una giornata nella sua carissima casa di Porto Ercole, dove ci ha voluti tutti assieme per trascorrere qualche ora in amicizia e senza pensieri.

Il suo lavoro, la sua dedizione, il suo insegnamento non solo tecnico ne fanno davvero il capostipite di una Scuola Chirurgica che, nonostante il tempo passato da quando ci ha affidati al suo successore, è rimasta profondamente legata al Suo insegnamento.

Una volta realizzato un team in grado di continuare in autonomia l’attività, prima con Pasquale Berloco e poi con Roberto Coppola, con la stessa dedizione con cui ha svolto la sua opera e senza cercare alcun interesse personale si è ritirato con grande dignità, pago di aver contribuito a costruire una affascinante impresa che ormai camminava con le sue gambe.